Quando un’interfaccia sostituisce un volto
Il progresso tecnologico corre veloce. Ha fatto uno scatto che nessuno di noi poteva immaginare.
Pc, smartphone e tablet sono alla portata di tutti e tutto, oggi, è a portata di click.
I professionisti della comunicazione, le aziende e il marketing in genere non potevano, quindi, di certo ignorare questo nuovo canale in grado di raggiungere e profilare i target in modo così approfondito e capillare.
Non dimentichiamo che la comunicazione digitale è l’unica che consente una personalizzazione mirata con messaggi precisi, per target ancora più precisi, in un ambiente dove la relazione è reticolare: uno parla con molti e molti parlano fra di loro, consentendo dunque la massima interattività.
Gli investimenti, la ricerca, le risorse si sono di conseguenza spostate, concentrate e specializzate sempre di più nel mondo digital.
Le aziende sono ormai diventate attentissime alla loro brand reputation, nodo cruciale che può diventare in fretta tasto dolente, e sfruttano al massimo i mezzi di comunicazione non tradizionali, come i social media, che aumentano molto più velocemente il valore del brand percepito dal consumatore rispetto alle attività di marketing più tradizionali.
Cosa cambia?
Cambiano le pubbliche relazioni, il marketing diventa conversazionale e la relazione è sul web.
La popolarità e la reputazione di un brand, un prodotto o una persona vengono determinate dagli utenti che ne condividono i contenuti, lasciano commenti, scrivono recensioni e generano link.
Non più facce, ma interfacce. Ogni incontro è schermato.
Com’è intuibile, i vantaggi di questo nuovo modo di comunicare, di relazionarci con persone e aziende sono tanti e il recente periodo di quarantena collettiva li ha messi in evidenza.
Bloccati a casa, potevamo comunque uscire e raggiungere tutto il mondo tramite una connessione Internet e acquistare qualsiasi cosa desiderassimo facendo shopping in rete, riempiendo i nostri carrelli virtuali.
Quello che va osservato, però – una volta finita la clausura forzata – è lo slancio con cui le persone hanno di nuovo sentito la necessità di ritornare a riappropriarsi della loro vita off-line, affatto dimenticata, e il forte attaccamento al “mondo reale” che hanno dimostrato una volta che è stato impedito loro di viverlo.
Tutto questo merita quantomeno una riflessione.
Forse la comunicazione digitale, con i suoi contenuti mirati, creati e veicolati per il web, deve tornare a far parte di un mix di comunicazione più ampio, che prenda in considerazione anche l’aspetto esperenziale, il valore di una relazione umana, il potere comunicativo di uno scambio di informazioni, storie e contenuti dal vivo.
E se il nostro ruolo di comunicatori è quello di affiancare le aziende anche suggerendo vie da percorrere per ottenere risultati apprezzabili di breve ma, soprattutto, di lungo periodo, il mio consiglio non può che essere quello di riconsiderare strade oggi meno battute, ma destinate a riappropriarsi della loro importanza nel quadro contemporaneo della comunicazione d’impresa.
Francesca Santini
Creative Director